Le fiabe, con il loro linguaggio simbolico, raccontano dinamiche psicologiche profonde. Una delle figure più interessanti in questo senso è Madre Gothel, l’antagonista di Rapunzel, che rappresenta in modo perfetto il modello della madre fagocitante: una madre che non nutre e protegge, ma soffoca e trattiene, rendendo impossibile la crescita e l’autonomia della figlia.
Ma chi è la madre fagocitante nella realtà? E come può una relazione madre-figlio diventare una prigione dorata?
Madre Gothel: L’Amore come Possesso
Madre Gothel non è una madre biologica, ma una figura materna che cresce Rapunzel in una torre, isolandola dal mondo. Il suo amore non è disinteressato, ma fondato sul bisogno di controllo: tiene Rapunzel con sé non per il suo bene, ma per garantirsi l’eterna giovinezza grazie ai suoi capelli magici.
Questo rispecchia il comportamento della madre fagocitante nella vita reale: una madre che apparentemente si prende cura del figlio, ma che in realtà lo usa per colmare i propri bisogni emotivi.
Alcune caratteristiche della madre fagocitante che ritroviamo in Gothel:
• Iperprotezione e isolamento: “Il mondo è troppo pericoloso, resta con me.” Gothel convince Rapunzel che fuori dalla torre c’è solo minaccia e dolore, così la figlia non sente di avere alternative. Allo stesso modo, una madre fagocitante impedisce al figlio di esplorare il mondo autonomamente, trattenendolo con la paura.
• Amore condizionato: Gothel dice di amare Rapunzel, ma solo finché obbedisce. Se la ragazza si ribella, l’amore si trasforma in disprezzo e manipolazione. Nella realtà, la madre fagocitante trasmette il messaggio: “Ti amo, ma solo se fai ciò che voglio.”
• Dinamica di dipendenza: Gothel convince Rapunzel di essere incapace di vivere senza di lei, esattamente come una madre fagocitante fa con un figlio, impedendogli di sviluppare indipendenza e fiducia in sé stesso.
La Torre Invisibile: Quando l’Autonomia Fa Paura
Il punto centrale di questa dinamica è il controllo. La madre fagocitante non vuole che il figlio diventi autonomo perché la sua esistenza ruota attorno a lui. Se il figlio cresce, esce, si realizza, la madre teme di perdere il suo ruolo, il suo senso di importanza.
Questo può portare a comportamenti manipolativi, come:
• Senso di colpa: “Dopo tutto quello che ho fatto per te, mi abbandoni?”
• Svalutazione delle scelte del figlio: “Senza di me, non ce la farai.”
• Creazione di bisogni artificiali: Indurre il figlio a credere di avere sempre bisogno della madre per prendere decisioni o affrontare le difficoltà.
Chi cresce con una madre fagocitante può sviluppare insicurezza, paura dell’indipendenza e difficoltà a costruire relazioni sane, perché abituato a un amore che soffoca invece di sostenere.
Conclusione: Liberarsi dalla Torre Invisibile
La relazione con una madre fagocitante può essere una prigione invisibile, proprio come la torre di Rapunzel. Il controllo e l’amore condizionato creano una dipendenza che rende difficile sviluppare una vera autonomia. Tuttavia, come nella fiaba, arriva sempre un momento in cui il desiderio di libertà diventa più forte della paura.
Liberarsi non significa smettere di amare la propria madre, ma riconoscere i meccanismi di manipolazione e imparare a costruire un’identità indipendente. La crescita psicologica avviene quando si trova il coraggio di scendere dalla torre, esplorare il mondo e scoprire chi si è davvero, al di là delle aspettative materne.
Perché l’amore vero non imprigiona, ma lascia liberi di scegliere.