Prevenire si può, educando sin da piccoli al rispetto
Domani si celebrerà la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, tema oggi più che mai al centro del dibattito pubblico. Nonostante l’attenzione posta sul tema, ogni anno nel mondo vengono uccise circa 45mila donne, cinque ogni ora, e nella maggior parte dei casi l’autore del delitto è un membro della famiglia.
Come professioniste e professionisti, è fondamentale operare e studiare i meccanismi che attivano gli episodi di violenza psicologica, sessuale o domestica e i campanelli d’allarme, così da poter prevenire, intervenire e sradicare questo problema sociale.
Chiariamo innanzitutto che questa giornata si celebra proprio il 25 novembre per commemorare l’attivismo, la vita e il coraggio delle sorelle Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, anche dette “mariposas” (farfalle) che hanno combattuto per la libertà del loro paese, la Repubblica Dominicana. Le sorelle Mirabal furono torturate e uccise dai sicari del dittatore Trujilo e l’indignazione per la loro morte sollevò un moto di orrore e rivolta che portò alla caduta del regime. In ricordo di queste donne straordinarie, uccise proprio il 25 novembre, inizia ogni anno un periodo di 16 giorni dedicati all’attivismo contro la violenza di genere, che culmina il 10 dicembre nella Giornata Internazionale dei diritti umani.
Cos’è la violenza contro le donne?
Si definisce violenza contro le donne qualsiasi atto aggressivo o coercitivo basato sul genere volto a causare danni psicologici o fisici. Questa forma di violenza mira a intimidire, sottomettere o controllare le donne, limitando la libertà personale pubblica e privata. Secondo la Convenzione di Istanbul, la violenza sulle donne si considera tale quando è rivolta specificamente e loro o quando le colpisce in maniera sproporzionata.
Quando si parla di violenza psicologica
La violenza psicologica è una forma subdola e sottile di maltrattamento, che ha lo scopo di sopprimere la persona nel tempo minandone la dignità, l’autostima e il senso di identità, con conseguenze profonde sul benessere e sulla salute mentale; può assumere varie forme che vanno dal controllo alla manipolazione emotiva, ma anche l’umiliazione e l’isolamento. È inoltre un avvenimento trasversale: sminuendo e disprezzando la donna attraverso maltrattamenti ripetuti, il partner la convince di non valere nulla e che lui solo è la persona che può salvarla con il suo amore. La donna diviene così dipendente del partner, che spesso esprime esprime anche una forte gelosia fino alla possessività e al pesante controllo della sua vita fino a farle chiedere il permesso per uscire con le amiche o per altre attività. La donna diventa così vittima inconsapevole di un maltrattante che riesce a farle credere quello che vuole attraverso una profonda manipolazione. Ciò che viene chiamato “gaslighting” è proprio il meccanismo che si crea nella donna perché vengono soppresse tutte le sue autodifese con una profonda manipolazione che può causarle profonde ansie, depressioni, attacchi di panico con un vero e proprio meccanismo di plagio mentale e disturbi psicosomatici.
Gli effetti della violenza sulle donne
La violenza sulle donne ha conseguenze gravi: esse possono sviluppare sintomi di ansia, depressione e disturbi post-traumatici da stress. L’effetto della violenza intacca poi l’autostima e la fiducia in se stesse, fino a minare la capacità di creare relazioni sane. Le donne vittime di violenza possono anche sviluppare abitudini distruttive come l’abuso di sostanze o comportamenti autolesionistici. È fondamentale offrire supporto psicologico alle vittime al fine di contribuire al loro processo di guarigione e aiutarle a ricostruire la propria vita.
Educare alla non violenza
Affrontare il tema della violenza sulle donne con i giovani e giovanissimi può non essere facile, ma è fondamentale. Muoviamo allora i primi passi informando sul rispetto, sperimentando ambienti accoglienti in cui destrutturare ruoli e stereotipi. L’aspetto educativo che deve venire dalla famiglia e dalle istituzioni tutte riguarda il rispetto dell’altro, ancor di più sulle donne e sui più deboli.