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La Sindrome della Capanna o del Prigioniero si manifesta in seguito a lunghi periodi di distacco dalla realtà o a una condizione patologica e si manifesta con sensazioni di paura, insicurezza, ansia o tristezza. Secondo la Società Italiana di Psichiatria, questo malessere interessa circa un milione di italiani in seguito alle riprese dopo il lockdown.
La Cabin Fever, o Sindrome della Capanna, si riferisce allo stato di smarrimento accompagnato dalla voglia di continuare a rimanere al sicuro all’interno del proprio rifugio. Sebbene non sia riconosciuta completamente a livello scientifico poiché non vi sono una letteratura e una casistica sufficienti, questa sindrome si è presentata precedentemente nelle regioni del Nord America già all’inizio del Novecento, in concomitanza con la corsa all’oro durante la quale i ricercatori trascorrevano mesi interi in uno stato di isolamento, cui seguivano sentimenti di paura, stress e rifiuto di tornare alla civiltà.

Quali sono le cause?

Il rischio di contagio è ancora presente e le nostre case sono diventate un luogo sicuro all’interno del quale creare una routine confortevole in risposte alle incertezze dell’ambiente esterno. Non siamo più abituati a uscire, conosciamo solo in parte ciò che accade fuori dalle nostre case e tendiamo a immaginare gli scenari peggiori. Aumentano così le paure per il futuro, della malattia e del contagio, di prendere decisioni, di riorganizzare la nostra stessa vita.
C’è di più. Il confinamento ha imposto un rallentamento dei ritmi e delle abitudini: nella società del fare e del produrre a tutti i costi, le persone che hanno vissuto bene questo periodo potrebbero faticare a rientrare nei ritmi caotici della quotidianità. Un altro motivo di ansia è collegato al cambiamento repentino delle consuetudini e a limitazioni comportamentali quali l’uso della mascherina e il distanziamento.

Come superare la Sindrome della Capanna?

Per affrontare le sensazioni di disagio, possiamo mettere in atto alcune strategie. Proviamo innanzitutto ad accogliere le emozioni e a prenderci cura di noi stessi, attraverso piccoli gesti quotidiani volti a soddisfare i nostri bisogni. Stabiliamo degli obiettivi e organizziamo una routine giornaliera, così da gestire al meglio il nostro tempo. Impariamo, inoltre, ad ascoltarci e a cogliere quanto di positivo stia accadendo: una circostanza così straordinaria può aiutarci a riflettere su quanto è essenziale, sui nostri affetti e valori.

Sindrome della capanna oppure agorafobia?

L’agorafobia e la Sindrome della Capanna hanno in comune alcuni sintomi, quali la voglia di non uscire e rimanere a casa, collegati allo stato ansioso. Tuttavia, l’agorafobia è una fobia vera e propria, che nasce in seguito a particolari circostanze, mentre la Sindrome della Capanna dovrebbe diminuire o sparire con il tempo e con l’adattamento alle nuove circostanze.
In entrambi i casi, qualora il malessere si prolungasse nel tempo o fosse particolarmente intenso, è sempre opportuno rivolgersi a uno specialista.