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Quando si parla di autismo si fa riferimento a un gruppo di disturbi di natura neurobiologica, definiti ASD o Disturbi dello Spettro Autistico, i cui sintomi di manifestano precocemente e permangono nel corso della vita.

I disturbi dello spettro autistico assumono diverse manifestazioni cliniche, eppure è possibile rintracciare caratteristiche tipiche quali:

  • deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale;
  • comportamenti/interessi ristretti e ripetitivi.

Accanto a questi, ritroviamo anche problemi del sonno e di alimentazione, aggressività, disturbi sensoriali, scarsa autonomia personale e sociale, disarmonie motorie o nelle abilità cognitive.
Nei casi di ASD il patrimonio innato di abilità con cui l’uomo entra in contatto con l’altro ed è capace di intuirne bisogni o stati d’animo viene fortemente compromesso oppure è assente.
Molte persone autistiche ad alto funzionamento – cioè con un livello linguistico e intellettivo che consente loro di raccontare del loro ASD – si definiscono extraterresti per via del disorientamento e del senso di estraneità che il mondo – basato sulla neurotipicità – causa loro.
La mancanza di intuizione riguarda infatti sia il mondo sociale che il succedersi degli eventi: questo fa sì che le persone autistiche fatichino a sopportare imprevisti o cambiamenti di routine, ma anche a collaborare e avere iniziativa nella quotidianità. Per lo stesso motivo, essi possono avvertire un estremo disagio in caso di attesa o in altre situazioni simili.
Le persone con autismo elaborano in maniera differente anche gli stimoli sensoriali. Un oggetto fuori posto oppure un suono improvviso come quello di una sirena può causare una crisi di agitazione; anche un tono di voce concitato può indurle a tapparsi le orecchie e scappare in un altro luogo oppure dar vita a stereotipie verbali o motorie.
Per quanto riguarda il linguaggio vernale, non sempre è presente oppure il suo utilizzo può apparire bizzarro e privo di senso. Le difficoltà riguardano sia la fase della produzione che quella della comprensione: le persone con autismo possono non capire quanto viene loro detto, soprattutto se si utilizza un linguaggio carico di ironia, metafore o sfumature. Per lo stesso motivo, essi possono non comprendere bene le domande articolate o che contengano un “perché?” ed è possibile che rispondano con la ripetizione della domanda oppure in maniera non appropriata.
Nel 70% dei casi, all’autismo si accompagnano comorbidità disturbi di tipo neurologico o psichiatrico.
Quando parliamo di autismo, ancora oggi ci focalizziamo sull’individuo e tralasciamo le ricadute che l’ASD ha sulla famiglia, sulla scuola e sulla comunità. Chiunque graviti intorno alle persone affette da autismo è chiamato a fornire un accudimento globale, talvolta con il rischio di ricevere in cambio isolamento sociale e frustrazione relazionale e affettiva. È importante perciò mettere in campo un approccio che tenga in considerazione tutte le risorse e tutte queste persone.
Se è vero che non si può guarire dall’autismo, è anche vero che un intervento precoce, globale e evidence-based rispettoso della persona, delle sue specificità e dei suoi desideri, permette notevoli miglioramenti e un importante innalzamento del livello di qualità della vita di chi ne è affetto e della sua rete familiare e sociale.
L’autismo porta con sé difficoltà severe, ma è al contempo una sfida educativa e di inclusione e un modo diverso di guardare le cose che richiama tutti verso la ricerca di nuovi stimoli creativi comunitari.

Le differenze ci rendono unici e oggi più che mai il mondo ha bisogno di conoscerle tutte.