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Per spiegare il concetto di inconscio e cercare di spiegare i concetti psichici, nel 1932 nell’ambito della seconda topica Freud introduce il modello strutturale per descrivere proprio gli elementi primari della nostra mente. Le istanze psichiche sono tre: Es, Io e SuperIo.

L’Es comprende le energie istintive, non strutturate; l’Io riguarda le funzioni che hanno il compito di tenere sotto controllo le pulsioni dell’Es ed è sia conscio che inconscio; il SuperIo è invece quella serie di valori e atteggiamenti autocritici che ruotano intorno alle immagini interiorizzate delle figure genitoriali. L’Io e il SuperIo regolano l’Es, così da conservare una certa sicurezza nel mondo degli altri: l’Io, per esempio, camuffa le pulsioni dell’Es così da evitare la censura sociale e mantenere le pulsioni stesse sotto controllo.

I meccanismi di difesa fanno parte delle funzioni dell’Io del singolo e hanno il compito di proteggerci dalle richieste eccessive dell’Es oppure da esperienze e pulsioni troppo intense percepite come fonte di pericolo. Questi si formano durante l’infanzia, quando si presenta una minaccia dal mondo interno oppure dalla realtà esterna e il soggetto utilizza strategie funzionali all’evitamento dell’ansia o dell’angoscia. Trattandosi di strategie utili all’adattamento, entrano in gioco anche in condizioni normali e influenzano il carattere e il comportamento di ciascuno di noi.

I meccanismi difensivi operano a livello inconscio in maniera automatica, presentandosi in maniera combinata per escludere dalla consapevolezza ciò che risulta traumatico, angosciante o inaccettabile. Più complessi e sistematizzati delle difese, i meccanismi difensivi non hanno accezione negativa e sono strutturano la personalità del soggetto al punto da diventare necessari per uno sviluppo sano, ma possono divenire patologici quando compromettono l’armonia e la flessibilità del funzionamento mentale.

Nell’opera “Io e i meccanismi di difesa” del 1936, Anna Freud – figlia di Sigmund Freud – chiarisce come il concetto di difesa sia “il più remoto rappresentante del punto di vista dinamico nella teoria psicoanalitica”, da utilizzare per descrivere la lotta tra l’Io e i pensieri dolorosi. Quello dei meccanismi di difesa diventa, perciò, un sistema di lavoro organizzato e organizzante la personalità di ciascuno di noi.

Per proteggere se stesso dai pericoli, difendersi nel conflitto contro gli affetti o dall’angoscia morale nei riguardi del SuperIo, l’Io adotta numerose manovre:

  • Difese primitive: generalizzanti e totalizzanti, si formano nei primi anni di vita del bambino e riguardano la scissione dell’oggetto, la negazione della realtà psichica e l’identificazione proiettiva;
  • Difese secondarie: indicative della maturità del soggetto, si formano a partire dalla fase della latenza e vanno a limitare solo una parte dell’Io, sia nei riguardi della realtà che dell’identità; si parla perciò di rimozione, sublimazione, formazione reattiva, isolamento e razionalizzazione.

Secondo Sigmund Freud, vi sarebbe una corrispondenza tra malattia nevrotica e qualità della difesa. Con la distinzione tra tipologie di difesa, viene superata questa prima posizione e la difesa appare come criterio distintivo della malattia stessa: nella nevrosi, perciò, troveremmo prevalentemente meccanismi di difesa secondari, mentre nella psicosi a prevalere sarebbero meccanismi primitivi.

I meccanismi di difesa non devono essere visti come qualcosa di patologico a prescindere, poiché strutturano l’identità del soggetto e sono utili per affrontare le difficoltà di tutti i giorni. Solo quanto il loro funzionamento diventa rigido e pervasivo si corre il rischio di un’evoluzione patogena, per cui si dovrà intervenire con il trattamento psicologico volto a sostituire i meccanismi difensivi con altri più funzionali.

Badiamo bene, la sostituzione non porta con sé l’eliminazione: senza i meccanismi di difesa, infatti, ciascuno di noi sarebbe in balia di pericoli e pulsioni che porterebbero all’annientamento.