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Il periodo che precede il Natale: quando la festa fa più rumore dentro che fuori

da | 3 Dic 2025

Ogni anno, quando inizia il periodo che precede il Natale, lo studio si riempie di temi che hanno poco a che vedere con luci, regali e atmosfere calde.

Al contrario: in molte persone questo periodo fa emergere una fragilità sottile, dolorosa e molto più comune di quanto si creda.

È come se dicembre, con tutta la sua ritualità collettiva, facesse riaffiorare le parti che durante l’anno riusciamo a nascondere meglio: solitudini, mancanze, ricordi irrisolti, relazioni complicate, lutti non elaborati, aspettative che pesano.

E più ci si avvicina alla festa, più cresce la sensazione che “dovremmo” sentirci in un certo modo.

Ed è proprio questo “dovremmo” che fa male.

Natale arriva come uno specchio: mostra ciò che non c’è

Il periodo prima del Natale non porta solo gioia.

Porta confronto.

Con gli altri, con la famiglia, con i bilanci dell’anno, con ciò che avremmo voluto e non abbiamo, con le relazioni che mancano o che non funzionano, con i vuoti affettivi o con i cambiamenti dolorosi.

E così, mentre fuori il mondo sembra chiedere sorriso e leggerezza, dentro accade l’opposto:

nostalgia ansia senso di inadeguatezza tristezza che non ha nome stanchezza emotiva irritabilità malinconia paura del futuro

Non è depressione natalizia:

è la naturale reazione di un essere umano esposto a un insieme di simboli e aspettative potentissime.

Le ferite più frequenti che dicembre riporta a galla

1. Il dolore dei legami familiari difficili

Il Natale insiste sul concetto di “famiglia”.

Ma per molti questo concetto è un luogo fragile, incompleto, complesso o ferito.

2. Le assenze che pesano di più

Chi non c’è più torna prepotentemente a esserci.

Il Natale è un amplificatore di vuoti.

3. La sensazione di “dover essere felici”

È uno dei dolori più diffusi: la discrepanza tra ciò che si sente e ciò che ci si aspetta di sentire.

4. Il bilancio dell’anno

Dicembre costringe a guardare indietro, a fare i conti con ciò che è mancato o non ha funzionato.

5. La solitudine

A Natale la solitudine ha un volume diverso.

Più alto.

Più netto.

Il problema non è la festa: sono le aspettative

Il peso di questo periodo deriva dal copione emotivo che la società impone:

devi essere sereno devi essere in famiglia devi essere disponibile devi essere grato

E quando la vita reale non corrisponde al copione, il disagio aumenta.

In terapia: il Natale come occasione per dire ciò che di solito resta taciuto

Dicembre apre una porta emotiva che, durante l’anno, resta spesso chiusa.

Molte persone, proprio in questi giorni, portano in seduta ciò che normalmente tengono in fondo al cassetto:

lutti non elaborati aspettative familiari pesanti dinamiche irrisolte ferite che tornano a pulsare nostalgie profonde desideri inespressi

A volte il dolore emerge proprio perché la festa chiede uniformità emotiva, mentre ogni persona vive un proprio ritmo interno.

Non è obbligatorio sentirsi felici.

Non è obbligatorio “sentire lo spirito natalizio”.

Non è obbligatorio adeguarsi all’immagine perfetta delle pubblicità, delle famiglie ritratte nelle foto, delle aspettative collettive.

A volte il Natale è luce.

A volte è nostalgia.

A volte è tutte e due le cose insieme.

Riconoscere ciò che si prova, senza giudizio, è già un modo per attraversare questo periodo con più autenticità e meno peso.

Perché non abbiamo bisogno di essere felici “a comando”.

Abbiamo bisogno di essere veri.

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