Quando una coppia arriva in terapia, spesso è già stanca. Le parole sono state dette – e ridette – mille volte. I silenzi sono diventati muri. E ogni tentativo di “capirsi” sembra finire sempre nello stesso punto.
In quel momento, entra in scena una terza figura: il terapeuta. Ma non come giudice, arbitro o pacificatore. Il terapeuta è un occhio esterno. Uno sguardo terzo che osserva la danza relazionale da fuori, ma che, nello stesso tempo, entra nel ritmo per farlo cambiare.
La coppia dentro la nebbia
Quando si è dentro una relazione, soprattutto quando è in crisi, si perde spesso la prospettiva. Ognuno vede l’altro come responsabile del proprio disagio, ma fatica a vedere come contribuisce, a sua volta, a quella dinamica.
È qui che serve uno sguardo altro. Non uno sguardo “superiore”, ma uno sguardo decentrato. Il terapeuta non prende parti, non emette sentenze. Ma osserva la relazione, non solo i due individui. È come se dicesse:
“Lasciatemi guardare cosa succede quando voi due vi incontrate.”
Il terapeuta non risolve, ma aiuta a vedere
Chi arriva in terapia di coppia spesso si aspetta soluzioni, strategie, risposte. Ma il primo passo, in realtà, è rendersi conto. Il terapeuta aiuta la coppia a vedere ciò che non si vede:
Le aspettative non dette Le ferite che si riattivano I bisogni travestiti da accuse I tentativi maldestri di avvicinarsi
E quando la coppia inizia a vedere ciò che fa, e non solo ciò che prova, allora può scegliere se e come cambiare.
Uno specchio che non deforma
Il terapeuta non è lì per “correggere” la coppia. È lì per offrire uno specchio nitido, dove ciascuno possa riconoscersi senza distorsioni.
In questo senso, il suo sguardo è terapeutico non perché analizza, ma perché vede con attenzione, e restituisce con cura.
Spesso, il solo fatto che un “altro” osservi la dinamica, la renda visibile, la dica ad alta voce, basta a interrompere un copione automatico. E allora si apre uno spazio nuovo: per il dialogo, per l’empatia, per il cambiamento.
Conclusione: quando due diventano tre (per tornare a essere due)
La psicoterapia di coppia non è una terapia “di mezzo”. È una terapia sul tra, su quello spazio invisibile che esiste tra due persone che si sono amate, ferite, cercate e spesso non si trovano più.
In quello spazio entra il terapeuta. Non per starci per sempre, ma per guardare insieme a loro, e aiutare entrambi a vedere meglio.
A volte si ricomincia, a volte ci si separa. Ma in entrambi i casi, si torna a scegliere.
Con uno sguardo diverso. E, spesso, con parole nuove.