I numeri, i fattori di rischio e il ruolo dello psicologo
Quando parliamo di violenza di genere ci riferiamo a ogni forma di discriminazione e violenza basata sul sesso, generalmente messa in atto dagli uomini verso le donne in quanto donne. Questa tipologia di abuso comporta la violazione dei diritti fondamentali in ambito privato e pubblico attraverso forme di violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, economica, familiare, comunitaria o istituzionale.
Già nel 1993 la Dichiarazione ONU sull’eliminazione della violenza contro le donne (CEDAW) definì violenza “ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà che avvenga nella vita pubblica o privata”.
La violenza contro le donne può interessare qualunque momento della vita e può comprendere forme di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica, ma anche agire in maniera invisibile: spesso, infatti, gli abusi non vengono segnalati per paura, soprattutto quando avvengono nel contesto familiare, e rimangono così impuniti fino al verificarsi di eventi di violenza estrema. Bisogna anche tenere in considerazione episodi sottili, traumatici e ripetuti, che avvengono all’interno di relazioni intime e lasciano traumi profondi a livello psicologico.
I numeri della violenza di genere
Secondo i dati raccolti dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale, le donne uccide nel 2022 sono state 120. Di queste, 97 sono state uccise in ambito familiare o affettivo e 57 hanno trovato la morte per mano del partner oppure dell’ex partner. Numeri altissimi, dietro cui si nascondono volti e storie di donne vittime di una violenza che sembra non avere fine.
Nel mondo la violenza interessa 1 donna su 3; in Italia, oltre 31% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito una qualche forma di violenza nel corso della propria vita. Le forme più gravi solo esercitate da amici, parenti o partner. Gli stupri nel 62,7% sono stati commessi da partner.
I servizi del SSN
Il Sistema Sanitario Nazionale garantisce alle donne, alle copie e alle famiglie prestazioni finalizzate alla prevenzione, all’individuazione precoce e all’assistenza nei casi di violenza di genere e sessuale. In particolare, sono state adottate Linee Guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria per le vittime di violenza che si rivolgono al pronto soccorso.
Poiché spesso la violenza rimane nascosta, sono importantissime anche le iniziative di formazione volte a rafforzare le competenze degli operatori sociosanitari, come il programma FAD “Prevenzione e contrasto della violenza di genere attraverso le reti territoriali” e il progetto CCM Ipazia.
Che forma ha la violenza?
La violenza sulle donne assume varie forme; di seguito, alcune caratteristiche dei principali tipi di violenza:
- V. psicologica: controllo, critiche, umiliazione, minacce, abuso emozionale, isolamento della donna dai contesti di vita;
- V. fisica: può avvenire per contatto diretto o senza contatto diretto;
- V. sessuale: l’abuso sessuale è costituito da una serie di comportamenti come iniziare un rapporto senza il consenso limitando i movimenti della persona e forzare la persona ad avere un rapporto sessuale;
- V. economica: l’autore della violenza controlla le finanze della donna, nega l’accesso alle risorse economiche della famiglia e limita il diritto a cercare o mantenere un’occupazione redditizia;
- V. domestica: avviene all’interno delle mura domestiche e si associa all’isolamento crescente dal mondo esterno, con una limitazione della libertà individuale e dell’accesso alle proprie risorse.
I fattori di rischio
La violenza sulle donne trova le sue radici nel patriarcato e nel sessismo diffusi. L’egemonia maschile si riferisce “all’ideologia normativa secondo cui essere un uomo significa essere dominante nella società e che la subordinazione delle donne è necessaria per mantenere tale potere”. L’egemonia maschile vede, tra le sue caratteristiche principali, l’evitamento della femminilità, l’importanza del sesso e della dominanza, l’emotività ristretta e la negatività verso le minoranze sessuali. I maschi che aderiscono alle norme dell’egemonia possono essere coercitivi o sessualmente aggressivi per mantenere il bisogno di dominio all’interno della relazione. Vi sono, secondo il CDC statunitense, alcuni fattori di rischio che possono portare una persona a perpetrare violenza nei confronti del partner:
- Individuali, come scarsa scolarizzazione, scarsa autostima, tratti antisociali di personalità, scarso controllo comportamentale;
- Relazionali, come gelosia, possessività, relazioni e interazioni familiari disadattive;
- Di comunità, come vivere in comunità con alti tassi di povertà, violenza, crimine o disoccupazione;
- Sociali, come politiche, leggi o norme culturali che sostengono l’aggressività e diseguaglianze di genere.
A chi rivolgersi in caso di violenza
Denunciare una violenza può risultare difficile, ma vi sono una serie di risorse che possono essere utilizzate dalle vittime:
- Chiamare il numero di emergenza 112,
- Chiamare il numero antiviolenza e antistalking 1522,
- Rivolgersi ai centri antiviolenza Di.Re,
- Rivolgersi ai consultori.
Il ruolo dello psicologo
Il ruolo dello psicologo può essere utile su due fronti: quello forense e quello di presa in carico psicologica.
In ambito forense lo psicologo indaga le situazioni in cui si rileva una problematica inerente l’esplicitazione di una non consensualità del rapporto oppure nel caso in cui siano coinvolti minori. Il trattamento psicologico in senso stretto è un percorso complesso che, partendo dai bisogni della donna, prende contezza della cornice in cui sono avvenute le violenze con un atteggiamento non giudicante e supporta la paziente nell’individuazione delle soluzioni più opportune per uscire dalla contingenza in cui essa si trova.