Viviamo in un tempo in cui tutti sanno un po’ di tutto.
Tra social, podcast e divulgazione, ognuno ha accesso a nozioni psicologiche, neuroscientifiche, spirituali.
Sappiamo parlare di ansia, di autostima, di ferite emotive.
Ma a volte, questo sapere rischia di restare tutto “in testa”.
Non siamo ancora nell’era del fare.
Siamo piuttosto in un momento di saturazione cognitiva, in cui la conoscenza è diventata diffusa ma non sempre incarnata.
E il compito, oggi, è proprio questo: imparare a trasformare il sapere in esperienza.
L’illusione del sapere
Conoscere non significa necessariamente capire, e capire non significa cambiare.
Oggi ci illudiamo che basti sapere come funziona qualcosa per stare meglio.
Ma il cervello e il cuore non si muovono con le stesse logiche.
La mente può comprendere un concetto, ma il corpo e le emozioni devono ancora attraversarlo.
È per questo che tante persone dicono: “Lo so, ma non riesco a farlo.”
Perché tra sapere e fare c’è uno spazio — ed è proprio lì che si colloca la terapia, la crescita, la trasformazione.
Il bisogno di passare all’esperienza
Il sapere ci ha portato fin qui.
Ora serve un salto di qualità: imparare a tradurre ciò che abbiamo appreso in comportamenti, scelte, gesti concreti.
Non basta sapere che dovrei dire di no, se poi non riesco a farlo con chi mi mette in difficoltà.
Non basta sapere che dovrei respirare nei momenti di ansia, se non riesco a concedermi il tempo di farlo davvero.
Il cambiamento inizia quando ciò che so diventa movimento, non solo pensiero.
Imparare a fare significa allenarsi
Imparare a fare non è un atto unico, ma un processo di ripetizione, di allenamento, di corpo.
Come in un mestiere, non basta conoscere la teoria: bisogna esercitarsi, sbagliare, provare di nuovo.
È questa la grande differenza tra la conoscenza e la competenza: la conoscenza si può studiare, la competenza si costruisce facendo.
Il sapere è statico, il fare è dinamico.
Il sapere può essere accumulato, ma il fare va vissuto, passo dopo passo.
Nella psicoterapia, come nella vita, imparare a fare significa allenare nuovi modi di stare nel mondo:
ripetere gesti diversi, provare a comunicare in modo nuovo, imparare a reggere la frustrazione del non riuscire subito.
È un percorso artigianale più che accademico.
E come in ogni mestiere, l’apprendimento non avviene leggendo, ma facendo, fallendo, ricominciando.
In terapia: dal concetto al vissuto
Molte persone arrivano in terapia già “sapendo” molto di sé.
Ma la vera cura inizia quando si sperimenta qualcosa di diverso nella relazione, quando si prova a fare ciò che prima si riusciva solo a immaginare: dire un no, chiedere aiuto, restare in silenzio, sentire rabbia senza scappare.
Il terapeuta accompagna questo passaggio dal sapere al fare, dal concetto all’esperienza, dal pensiero al corpo.
Conclusione
Non siamo ancora nell’era del fare.
Siamo fermi sulla soglia, pieni di conoscenze ma spesso poveri di esperienze trasformative.
Entrarci richiede umiltà, costanza, e la disponibilità a imparare come si fa in ogni mestiere: con le mani, con la ripetizione, con la presenza.
Perché il sapere illumina, ma è il fare che trasforma.
E forse il vero atto di maturità oggi è questo: tornare ad imparare come si fa.



