Ogni settembre si parla del primo giorno di scuola come di un evento che riguarda i bambini e i ragazzi.
In realtà, il primo giorno di scuola è anche (e spesso soprattutto) un’esperienza forte per gli adulti che li accompagnano: genitori, insegnanti, educatori.
Perché ognuno di noi porta con sé la propria storia, i propri ricordi, i propri vissuti scolastici.
E tutto questo inevitabilmente influenza il modo in cui accompagniamo i più giovani nel loro cammino.
I genitori: tra orgoglio e antiche paure
Per un genitore, il primo giorno di scuola del figlio non è mai un evento neutro.
È un misto di emozione, orgoglio, speranza… ma anche ansia e vulnerabilità.
Molti adulti, nel varcare il cancello con il proprio bambino, sentono riemergere ricordi personali:
la paura del distacco, l’ansia del giudizio, la fatica di sentirsi “all’altezza”.
Così, senza accorgersene, rischiano di proiettare sul figlio le loro stesse paure o aspettative.
Gli insegnanti: tra responsabilità e ricordi
Anche per i docenti, il primo giorno non è solo routine.
Ogni inizio porta con sé la responsabilità di accogliere nuove vite in un percorso di crescita.
Ma anche qui, la memoria personale gioca un ruolo: molti insegnanti hanno scelto questa professione perché hanno avuto maestri che li hanno ispirati, oppure – al contrario – perché hanno vissuto esperienze difficili e vogliono fare diversamente.
Il passato diventa così una lente con cui si guarda il presente.
Gli adulti e il peso dei propri condizionamenti
Il primo giorno di scuola ci ricorda che gli adulti non entrano mai a scuola “vergini”: portano con sé un bagaglio invisibile fatto di ricordi, emozioni e condizionamenti.
Questo bagaglio può essere una risorsa (empatia, comprensione, capacità di protezione) ma anche un ostacolo, se ci fa reagire più per il nostro passato che per il presente dei bambini.
In terapia: dare voce al bambino che siamo stati
Spesso in terapia, quando si parla di figli o di lavoro educativo, emerge il bambino che siamo stati.
Quel bambino che magari aveva paura, che si è sentito giudicato, che ha fatto fatica a separarsi.
Riconoscerlo è importante: ci aiuta a non confondere i nostri ricordi con le esperienze dei figli o degli alunni, e a lasciar loro la libertà di vivere il primo giorno di scuola per quello che è: una nuova avventura, non la ripetizione della nostra.
Conclusione
Il primo giorno di scuola non appartiene solo ai bambini.
È un rito collettivo che tocca tutti: i ragazzi che iniziano un percorso, ma anche gli adulti che li accompagnano e che, inevitabilmente, riattraversano un po’ la propria storia.
E forse, il compito più grande per un genitore o per un insegnante è proprio questo:
saper distinguere ciò che appartiene al nostro passato da ciò che appartiene al loro presente.
Solo così possiamo accompagnarli davvero, senza intralciarli con i nostri vecchi fantasmi, e lasciare che la scuola diventi per loro un luogo nuovo, vivo, personale.



