Una delle caratteristiche più evidenti della nostra epoca è la fluidità.
Le relazioni, i lavori, le identità, i modi di comunicare: tutto sembra scorrere veloce, cambiare continuamente forma, non fissarsi mai in qualcosa di stabile.
È una condizione che porta con sé grandi possibilità, ma anche fragilità nuove.
In terapia, lo vedo spesso: la fluidità può essere un’opportunità di crescita, ma anche una fonte di ansia e smarrimento.
I benefici della fluidità
Libertà di scelta La vita moderna permette di reinventarsi. Possiamo cambiare lavoro, città, relazioni. Non siamo più vincolati a un destino già scritto. Maggiore autenticità La fluidità rende più facile sperimentare: provare nuove forme di sé, costruire identità più vicine ai propri desideri, non incastrarsi in ruoli rigidi. Adattabilità In un mondo che cambia velocemente, chi sa muoversi con flessibilità trova più facilmente soluzioni e possibilità.
I rischi della fluidità
Perdita di punti fermi Se tutto è fluido, rischiamo di non avere più radici. La mancanza di confini stabili può generare insicurezza e precarietà emotiva. Ansia da scelta Più possibilità abbiamo, più temiamo di sbagliare. La fluidità porta con sé il peso della responsabilità individuale: “E se la strada che ho scelto non fosse quella giusta?” Relazioni fragili Anche i legami risentono della fluidità. Si sperimenta di più, ma spesso ci si ferisce di più. Il rischio è confondere libertà con superficialità.
In terapia: dalla stabilità nella relazione al mondo reale
Molte persone arrivano in terapia proprio perché cercano un punto fermo, una stabilità relazionale che altrove non trovano.
La relazione con il terapeuta diventa allora un luogo sicuro, prevedibile, stabile: una sorta di “ancora” in mezzo al mare fluido della vita moderna.
Ma l’obiettivo non è che questa stabilità resti confinata alla stanza di terapia.
Il vero lavoro è imparare a portarla nel mondo:
nelle relazioni di coppia, nel lavoro, nella capacità di reggere le incertezze senza perdersi.
La stabilità sperimentata in terapia è quindi una palestra, non un rifugio definitivo. Serve ad allenarsi per poter poi creare, fuori, legami più solidi e un senso di radicamento personale.
Conclusione
La vita moderna ci chiede di essere fluidi, e questa è una grande risorsa.
Ma senza radici, la fluidità rischia di diventare solo dispersione e confusione.
Ecco perché in terapia si parte da una base sicura, da una stabilità che rassicura.
Ma il traguardo è portare quella esperienza fuori, nella vita quotidiana:
non solo adattarsi ai cambiamenti, ma riuscire a sentirsi saldi anche mentre tutto intorno scorre.
Forse la vera forza non è scegliere tra rigidità o fluidità, ma imparare a muoversi come fa l’acqua: adattarsi alla forma che incontra, senza perdere la propria sostanza.



