Nel mio lavoro clinico incontro spesso uomini che non si definirebbero mai “vittime”.
La parola li mette a disagio, li fa sentire fragili, “meno uomini”.
Eppure, quando raccontano la loro storia, riconosco dinamiche di violenza vere, profonde, a volte devastanti.
Solo che non le chiamano così.
La violenza delle donne sugli uomini esiste, ma è un fenomeno sommerso, silenzioso, ancora poco raccontato.
E proprio per questo resta nascosto.
Perché non se ne parla?
Gli uomini difficilmente riconoscono la violenza che subiscono, per diversi motivi:
paura di non essere creduti vergogna di apparire deboli stereotipi culturali (“un uomo non si fa maltrattare”) paura della ridicolizzazione convinzione di meritarselo
E così molte forme di abuso restano incastrate nel silenzio.
Le forme di violenza femminile: reali, anche se meno visibili
La violenza delle donne sugli uomini spesso assume forme sottili, psicologiche, manipolative.
Ma l’impatto può essere ugualmente traumatico.
1. Violenza psicologica
È la più diffusa.
Si manifesta con:
umiliazioni, svalutazioni costanti denigrazione del ruolo paterno o professionale ricatti emotivi e colpevolizzazioni gelosia patologica, controllo minacce di abbandono o punizioni affettive
Molti uomini arrivano in terapia convinti di essere “sbagliati”.
In realtà sono stati logorati da un abuso lento e sistematico.
2. Violenza fisica
Non è frequente come negli uomini verso le donne, ma esiste.
E spesso viene ridicolizzata:
schiaffi, graffi, lanci di oggetti aggressioni improvvise ferite che l’uomo tende a giustificare (“non lo voleva fare”)
Il messaggio, però, è sempre lo stesso:
“Posso farti male e tu non reagirai.”
3. Violenza economica
Una forma in crescita, spesso invisibile:
controllo totale del denaro critiche continue sulle spese minacce economiche dipendenza finanziaria indotta sprechi intenzionali per mettere l’uomo in difficoltà
La violenza economica non riguarda il genere:
riguarda il controllo.
4. Violenza sessuale
È la più taciuta di tutte.
Molti uomini non riescono nemmeno a immaginare che possa riguardarli.
Si manifesta attraverso:
coercizione sessuale (“se non lo fai allora…”) estorsione emotiva rapporti imposti durante litigi o riconciliazioni manipolative uso del sesso come arma, punizione o ricatto
Il trauma è profondo, ma quasi sempre non nominato.
5. Violenza genitoriale (alienazione)
Per molti uomini è la ferita più grande:
manipolazione dei figli contro il padre svalutazione continua della sua figura esclusione sistematica dalle decisioni ricatti affettivi tramite i bambini
Una forma di violenza che intacca l’identità più intima.
La separazione: quando l’uomo perde casa e quotidianità con i figli
Esiste poi una sofferenza maschile specifica e taciuta:
nelle separazioni, l’uomo è spesso quello che perde casa e quotidianità con i figli.
Succede molto più spesso di quanto si creda.
Molti padri mi dicono:
“Mi sento un ospite nella vita dei miei figli.” “La casa non è più la mia.” “Li vedo, ma non vivo con loro.”
Perdere la casa non è solo perdere un tetto.
È perdere:
la routine del mattino i riti della sera il “buonanotte” e il “come è andata a scuola?” la spontaneità del rapporto quotidiano
È un lutto identitario.
Una paternità interrotta.
E anche questo andrebbe riconosciuto come una forma di ferita profonda, spesso non vista, che incide sull’autostima, sul ruolo e sull’equilibrio emotivo dell’uomo.
Perché gli uomini restano?
I motivi sono gli stessi che vediamo nelle donne:
speranza che la partner cambi paura di distruggere la famiglia timore delle conseguenze legali sfiducia nel sistema di tutela isolamento emotivo e sociale
Il ciclo della violenza non ha genere.
Ha dinamiche.
In terapia: normalizzare senza negare
Quando un uomo porta queste esperienze in seduta, la prima cosa che faccio è legittimare.
Dire chiaramente:
“Quello che sta vivendo è reale.
E non significa che è debole.”
Riconoscere la violenza non implica colpevolizzare l’intero genere femminile.
Significa dare dignità a un dolore che esiste e che merita spazio.
La violenza non è maschile o femminile: è umana
Riconoscere la violenza delle donne sugli uomini non sminuisce la gravità della violenza maschile sulle donne.
Non è una battaglia tra numeri.
È una questione di realtà, di complessità, di onestà clinica.
Ogni persona può essere ferita.
Ogni persona può ferire.
Conclusione
La violenza degli uomini sulle donne è un problema gravissimo e centrale nella nostra società.
Ma anche la violenza femminile sugli uomini esiste, ed è ora che trovi spazio nel discorso pubblico e clinico.
Non per fare confronti, non per creare simmetrie, ma per dare voce a chi non ne ha mai avuta.
Perché il dolore taciuto è sempre il più pericoloso.
E la prima forma di cura è poterlo finalmente dire.



