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La violenza delle donne sugli uomini: un fenomeno nascosto

da | 25 Nov 2025

Nel mio lavoro clinico incontro spesso uomini che non si definirebbero mai “vittime”.

La parola li mette a disagio, li fa sentire fragili, “meno uomini”.

Eppure, quando raccontano la loro storia, riconosco dinamiche di violenza vere, profonde, a volte devastanti.

Solo che non le chiamano così.

La violenza delle donne sugli uomini esiste, ma è un fenomeno sommerso, silenzioso, ancora poco raccontato.

E proprio per questo resta nascosto.

Perché non se ne parla?

Gli uomini difficilmente riconoscono la violenza che subiscono, per diversi motivi:

paura di non essere creduti vergogna di apparire deboli stereotipi culturali (“un uomo non si fa maltrattare”) paura della ridicolizzazione convinzione di meritarselo

E così molte forme di abuso restano incastrate nel silenzio.

Le forme di violenza femminile: reali, anche se meno visibili

La violenza delle donne sugli uomini spesso assume forme sottili, psicologiche, manipolative.

Ma l’impatto può essere ugualmente traumatico.

1. Violenza psicologica

È la più diffusa.

Si manifesta con:

umiliazioni, svalutazioni costanti denigrazione del ruolo paterno o professionale ricatti emotivi e colpevolizzazioni gelosia patologica, controllo minacce di abbandono o punizioni affettive

Molti uomini arrivano in terapia convinti di essere “sbagliati”.

In realtà sono stati logorati da un abuso lento e sistematico.

2. Violenza fisica

Non è frequente come negli uomini verso le donne, ma esiste.

E spesso viene ridicolizzata:

schiaffi, graffi, lanci di oggetti aggressioni improvvise ferite che l’uomo tende a giustificare (“non lo voleva fare”)

Il messaggio, però, è sempre lo stesso:

“Posso farti male e tu non reagirai.”

3. Violenza economica

Una forma in crescita, spesso invisibile:

controllo totale del denaro critiche continue sulle spese minacce economiche dipendenza finanziaria indotta sprechi intenzionali per mettere l’uomo in difficoltà

La violenza economica non riguarda il genere:

riguarda il controllo.

4. Violenza sessuale

È la più taciuta di tutte.

Molti uomini non riescono nemmeno a immaginare che possa riguardarli.

Si manifesta attraverso:

coercizione sessuale (“se non lo fai allora…”) estorsione emotiva rapporti imposti durante litigi o riconciliazioni manipolative uso del sesso come arma, punizione o ricatto

Il trauma è profondo, ma quasi sempre non nominato.

5. Violenza genitoriale (alienazione)

Per molti uomini è la ferita più grande:

manipolazione dei figli contro il padre svalutazione continua della sua figura esclusione sistematica dalle decisioni ricatti affettivi tramite i bambini

Una forma di violenza che intacca l’identità più intima.

La separazione: quando l’uomo perde casa e quotidianità con i figli

Esiste poi una sofferenza maschile specifica e taciuta:

nelle separazioni, l’uomo è spesso quello che perde casa e quotidianità con i figli.

Succede molto più spesso di quanto si creda.

Molti padri mi dicono:

“Mi sento un ospite nella vita dei miei figli.” “La casa non è più la mia.” “Li vedo, ma non vivo con loro.”

Perdere la casa non è solo perdere un tetto.

È perdere:

la routine del mattino i riti della sera il “buonanotte” e il “come è andata a scuola?” la spontaneità del rapporto quotidiano

È un lutto identitario.

Una paternità interrotta.

E anche questo andrebbe riconosciuto come una forma di ferita profonda, spesso non vista, che incide sull’autostima, sul ruolo e sull’equilibrio emotivo dell’uomo.

Perché gli uomini restano?

I motivi sono gli stessi che vediamo nelle donne:

speranza che la partner cambi paura di distruggere la famiglia timore delle conseguenze legali sfiducia nel sistema di tutela isolamento emotivo e sociale

Il ciclo della violenza non ha genere.

Ha dinamiche.

In terapia: normalizzare senza negare

Quando un uomo porta queste esperienze in seduta, la prima cosa che faccio è legittimare.

Dire chiaramente:

“Quello che sta vivendo è reale.

E non significa che è debole.”

Riconoscere la violenza non implica colpevolizzare l’intero genere femminile.

Significa dare dignità a un dolore che esiste e che merita spazio.

La violenza non è maschile o femminile: è umana

Riconoscere la violenza delle donne sugli uomini non sminuisce la gravità della violenza maschile sulle donne.

Non è una battaglia tra numeri.

È una questione di realtà, di complessità, di onestà clinica.

Ogni persona può essere ferita.

Ogni persona può ferire.

Conclusione

La violenza degli uomini sulle donne è un problema gravissimo e centrale nella nostra società.

Ma anche la violenza femminile sugli uomini esiste, ed è ora che trovi spazio nel discorso pubblico e clinico.

Non per fare confronti, non per creare simmetrie, ma per dare voce a chi non ne ha mai avuta.

Perché il dolore taciuto è sempre il più pericoloso.

E la prima forma di cura è poterlo finalmente dire.

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