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Le trecce nel popolo Lakota: identità, relazione e continuità

da | 27 Nov 2025

Prima ancora di diventare psicoterapeuta, il contatto con i capelli e con la testa delle persone faceva già parte della mia vita.

Mio padre era parrucchiere, e io sono cresciuta osservando quel gesto silenzioso e intimo: le mani che sfiorano la testa, che accarezzano, che plasmano, che ascoltano.

Ho imparato presto che toccare i capelli di qualcuno significa molto più che “pettinare”: significa entrare in relazione, rispettare, comunicare senza parole.

Forse anche per questo, quando mi sono imbattuta nella tradizione Lakota legata alle trecce, ho sentito immediatamente una connessione profonda.

Per i Lakota, le trecce non sono un’acconciatura.

Sono un linguaggio.

Una dichiarazione d’identità.

Una forma di preghiera.

Le trecce come continuità con gli antenati

Nella tradizione Lakota i capelli rappresentano la continuità con gli antenati.

Intrecciarli è un gesto di rispetto verso la propria storia.

Ogni ciocca porta con sé una linea genealogica; ogni intreccio è un modo per dire:

“Vengo da qui, porto con me chi è venuto prima di me.”

Per questo il taglio delle trecce è associato ai momenti di lutto profondo: è il segno che un legame interno si è spezzato.

Dal punto di vista psicologico, questo ci ricorda quanto sia importante il senso di radice, di appartenenza, di continuità nelle storie di vita.

Nessuno può crescere davvero se non sa da dove viene.

Tre fili, una sola forza: corpo, mente e spirito

Molte trecce Lakota sono formate da tre ciocche, e il loro intreccio rappresenta l’unità dei tre piani dell’essere:

Il corpo – il mondo fisico La mente – il pensiero, il linguaggio Lo spirito – il senso, la direzione, il sacro

Intrecciarli significa ricordare che non siamo parti separate, ma un insieme.

E quante volte, in terapia, una persona arriva proprio perché questi tre livelli si sono disallineati?

La treccia diventa allora un’immagine semplice e potentissima:

la forza nasce dall’integrazione, non dalla separazione.

Le trecce come protezione dell’energia personale

I Lakota credono che i capelli raccolgano l’energia della persona, e che intrecciarli serva a proteggerla, a non disperderla.

È una visione che ritrovo in molte persone, anche lontanissime da questa cultura:

ci si lega i capelli quando serve concentrazione, ordine, “tenersi insieme”.

L’intreccio diventa così una barriera simbolica contro il caos, una cornice che aiuta a mantenere coesione interna.

Le trecce come relazione: un gesto che unisce

Nella cultura Lakota, spesso non ci si intreccia i capelli da soli.

È un gesto che fa un familiare, un genitore, un partner.

Un gesto che dice:

“Mi prendo cura di te.

Metto le mani sulla tua storia e la rispetto.”

Per questo trovo straordinaria la risonanza con la mia storia personale:

anche io ho imparato che la relazione passa dalla testa — non nel senso mentale, ma tramite il tocco, la presenza, l’intimità silenziosa.

Quando pettini qualcuno, quando intrecci, quando accarezzi la testa di un figlio o di una persona amata, stai costruendo una forma di legame antichissima.

La treccia come metafora terapeutica

La psicoterapia è, in fondo, una treccia invisibile:

un intreccio di storie, emozioni, pensieri, intuizioni, passato e presente.

La terapia fa ciò che fanno le trecce Lakota:

ricostruisce continuità integra le parti disordinate protegge ciò che è fragile connette ciò che era disconnesso onora la storia personale

Ogni percorso terapeutico è un intreccio nuovo,

una ricomposizione che restituisce unità.

Conclusione

Le trecce nel popolo Lakota parlano di forza, identità, radici, relazione.

E me lo ricordano ogni volta che, anche nel mio lavoro, incontro persone “sciolte”, disperse, spezzate — e insieme proviamo a intrecciare ciò che dentro è rimasto sfilacciato.

Perché nessuno è mai un solo filo.

E nessuno si tiene insieme da solo.

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