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Non è settembre che pesa. È luglio (e l’illusione di agosto).

da | 5 Set 2025

Ogni anno si parla di “ansia di settembre”: il ritorno alla routine, il lavoro, la scuola, gli impegni che ricominciano.

Ma, a guardare bene, settembre non è il vero problema.

Il peso inizia a luglio, e viene solo sospeso ad agosto, il mese dello spegnimento “permesso”.

Luglio: la corsa finale

A luglio si corre.

Tutti vogliono chiudere, finire, completare.

E quello che non si riesce a fare viene rimandato con una frase che pesa come un macigno:

“Se ne parla a settembre.”

In questo modo settembre diventa un contenitore di arretrati, un mese caricato di attese e di doveri ancora prima di iniziare.

Agosto: lo spegnimento per aspettativa sociale

Ad agosto fermarsi diventa finalmente legittimo.

Non perché lo abbiamo deciso noi, ma perché la società ci concede quella tregua.

Le aziende chiudono, le città rallentano, il “non lavorare” viene normalizzato.

In altre parole: abbiamo bisogno dell’aspettativa sociale per autorizzarci a spegnerci.

Il problema è che questo crea un paradosso: impariamo a fermarci solo quando ce lo impongono le circostanze esterne, e non perché lo sentiamo come un nostro diritto o un nostro bisogno.

Il nodo vero: imparare a spegnerci anche fuori da agosto

L’ansia di settembre, allora, non nasce solo dal rientro.

Nasce dal fatto che abbiamo trasformato agosto in l’unico mese di tregua “consentita”, e che a luglio abbiamo già scaricato sul rientro tutti i “debiti” rimasti in sospeso.

La vera sfida non è sopravvivere fino ad agosto per poi “ricaricarsi”.

È imparare a concedersi micro-pause, rallentamenti, spazi di respiro anche negli altri mesi, senza bisogno che sia il calendario o la società a dirci che possiamo farlo.

Conclusione

Non è settembre a fare paura.

È luglio che ci svuota e agosto che ci illude di poter cancellare tutto con un mese di stop.

E settembre diventa insostenibile perché si porta addosso tutto quello che abbiamo rimandato con un “se ne parla a settembre”.

Forse la vera domanda da porsi è:

“Perché mi concedo di spegnermi solo quando lo fanno tutti?”

Imparare a prendersi spazi di riposo durante l’anno significa non arrivare in affanno a settembre.

E non vivere agosto come l’unico “permesso” di tregua, ma come una delle tante possibilità di cura di sé.

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