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Le punizioni sono uno dei primi ricordi dell’infanzia che portiamo con noi. “Sei in punizione, vai in camera tua!”: ammettiamolo, quante volte abbiamo sentito oppure pronunciato queste frasi?

Basta poco, tuttavia, per rendersi conto che non si tratta dell’unico modo per ottenere l’obbedienza di un bambino. Si tratta di metodi educativi espressi in termini di sanzione, che dovrebbero ridurre la quantità delle volte che un bambino compie comportamenti non approvati dagli adulti, ma non sempre succede.

Scopriamo insieme il perché.

Punizioni, cosa sono?

Le punizioni nascono dal filone della psicologia novecentesca noto come comportamentismo. Secondo la teoria del condizionamento operante, quando un comportamento viene rinforzato aumentano le probabilità che questo si ripeta. Se, per esempio, un bambino riceve in risposta a un suo comportamento una reazione positiva, è più probabile che sia portato a ripeterlo in futuro.

Con la punizione, invece, avviene l’opposto: quando un comportamento viene punito, è più probabile che non venga ripetuto. A censurare il comportamento legato alla punizione è una motivazione estrinseca, mentre a portare al mantenimento dell’azione è il castigo stesso. Dobbiamo perciò chiederci se e quanto possa essere davvero utile il ricorso al castigo: ricordiamo sempre che educare un bambino significa favorire lo sviluppo del suo potenziale e stimolarlo a tirare fuori il meglio di sé.‍

L’efficacia delle punizioni

‍La punizione può sembrare apparentemente efficace perché impedisce un comportamento indesiderato che, probabilmente, si ripeterò quando verrà meno il castigo. Se non si proponesse un comportamento alternativo, il bambino potrebbe non essere in grado di capire come comportarsi. Nel caso in cui un bambino volesse prendere un buon voto a scuole, una punizione – in assenza di un’alternativa – potrebbe portarlo ad arrendersi: ci troveremmo di fronte all’impotenza appresa.

Quando la punizione, sia essa fisica oppure psicologica è violenta, il bambino imparerà a intervenire allo stesso modo, accettando le conseguenze emotive.‍ La punizione, inoltre, può non essere associata al comportamento da evitare, ma alla persona che punisce, soprattutto quando non si comprendono i motivi per cui quelle azioni sono ritenute inappropriate.

Punizioni, come e quando utilizzarle

Quandoun bambino compie un’azione inadeguata oppure pericolosa, occorre fermarlo. In questi casi, la punizione può essere utile, ma occorre che sia:

  • immediata e strettamente legata al comportamento scorretto;
  • accompagnata dalla spiegazione dei motivi per cui il bambino verrà punito;
  • breve, cioè dev’essere interrotta non appena si ritiene che il bambino abbia modificato il proprio comportamento; 
  • rara, poiché se il bambino viene sempre punito non comprenderà più il senso della punizione stessa e la utilizzerà come metodo per attirare l’attenzione su di sé;
  • rivolta al comportamento e non al bambino stesso. Il bambino non deve mai essere umiliato, si dovrà solo sanzionare il comportamento scorretto.   

La punizione, inoltre, non dovrebbe mai riguardare la sfera relazione e non dev’essere un modo utilizzato dall’adulto per liberarsi dalla rabbia o dalla frustrazione.

Obbedienza senza punizione?

Perché i bambini disobbediscono e cosa vogliono comunicare agli adulti? Potrebbero vivere una situazione con malessere, non sentirsi sufficientemente considerati, oppure potrebbero voler evitare litigi tra i genitori attirando l’attenzione. Le ragioni possono essere, in effetti, molteplici.

Un bambino sicuro, capace di ascoltarsi, che vive in un ambiente con regole ben precise, potrà imparare ad ascoltare chi gli sta intorno e a obbedire, ma affinché questo avvenga è necessario che sia rispettata la sua libertà di azione. La gratificazione dei bisogni, la sensazione di essere accolto e valorizzato, è importantissima per la crescita evolutiva, lo sviluppo del sé, l’ascolto di sé e degli altri. Già Maria Montessori riteneva che i bambini, prima ancora di ascoltare gli adulti, interrogassero e ascoltassero se stessi: proprio questo passaggio consente di imparare ed esercitarsi a obbedire, dapprima a se stessi e poi agli altri.

Non è comunque da escludere la necessità di avvalersi delle punizioni in determinate circostanze. Domandarsi perché il bambino disobbedisca oppure confrontarsi con uno specialista può essere il punto di partenza per aiutare sia gli adulti che i bambini nel loro percorso di crescita.