Il nostro Paese sta affrontando la sfida sanitaria dell’epidemia da nuovo coronavirus SarsCoV2: i mass media, da giorni, bombardano di bilanci, notizie, rettifiche, aggiornamenti. Oltre ai rischi di natura virologica, ci troviamo di fronte a complicazioni collaterali dovute a modalità di ragionamento prudenziale e panico legato alla diffusione del virus.
Il lato oscuro del Coronavirus, in Italia, è rappresentato proprio dal panico e dagli episodi di razzismo nei confronti di cittadini dai tratti somatici asiatici.
Affinché i nostri pensieri e le nostre emozioni si tramutino in comportamenti – individuali e collettivi – adeguati e fondati, è importante capire come affrontare l’emergenza dal punto di vista psicologico. La diffusione del Coronavirus rientra infatti tra i fenomeni sconosciuti, rari e nuovi che causano maggiore paura e può capitare che questa diventi eccessiva a causa della sovraesposizione mediatica e delle fake news che circolano in rete. La paura, sproporzionata rispetto al rischio oggettivo, finisce per danneggiarci. Per evitare forme di ansia individuale e panico collettivo, l’Ordine Nazionale degli Psicologi ha stilato un decalogo antipanico, il cui scopo è fornire chiavi di lettura per evitare di sopravvalutare oppure negare il problema.
Partiamo con ordine.
- Attenersi ai fatti. Il nuovo Coronavirus è contagioso, ma come sottolineato dall’OMS 80 persone su 100 guariscono spontaneamente, 15 hanno sintomi e problemi gestibili in ambiente sanitario e solo 5 hanno problemi più gravi, legati all’età avanzata oppure a importanti patologie preesistenti.
- Non confondere una causa unica con un danno collaterale. Molti decessi non sono causati solo dall’azione del Coronavirus, bensì sono legati ad altre patologie (cardiocircolatorie, respiratorie, etc) e lo stesso succede nelle varie forme influenzali.
- Quando il panico diventa collettivo, molti individui provano ansia e desiderano agire e far qualcosa pur di intervenire sull’ansia, generando stress e comportamenti poco produttivi.
- Pur di fare qualcosa, si finisce per fare cose sbagliate e/o ignorare azioni protettive semplici.
- Farsi prendere dal contagio collettivo del panico rischia di portarci a ignorare dati oggettivi e a vedere affievolirsi la nostra capacità di giudizio.
- Troppe emozioni ci impediscono di ragionare con lucidità e allargano la dimensione spazio-temporale con cui esaminiamo i fenomeni, impedendoci di vedere le cose in una prospettiva più ampia.
- È importante basarsi su dati oggettivi e mantenere l’equilibrio tra paura e rischio oggettivo.
- La paura del coronavirus può essere guardata in prospettiva.
- L’indignazione mediatica accentua alcune paure e le caratteristiche del panico per coronavirus lo avvicinano a fenomeni imprevedibili che inducono panico perché sollevano l’indignazione stessa.
- La ricerca ossessiva dell’invulnerabilità , per noi e per i nostri cari, è contro-producente perché ci porta a chiuderci in noi stessi e ci rende incapaci di affrontare il futuro.
Quali sono le buone pratiche da mettere in atto?
Dobbiamo innanzitutto attenerci alle indicazioni fornite dall’OMS e dal Ministero della Salute: evitare luoghi affollati, lavare spesso le mani con acqua e sapone e portare avanti la nostra quotidianità . È importante inoltre evitare la ricerca compulsiva di informazioni e utilizzare e diffondere solo informazioni provenienti da fonti informative affidabili.
Se la paura e l’ansia sono eccessive e difficili da tenere a bada, non esitare a contattare uno specialista per un consulto e un sostegno.