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Lo psicoterapeuta deve essere sufficientemente sano, ed essere stato in odore di malattia, tanto da comprendere quella dell’altro, in particolare la malattia di vivere.

(Sigmund Freud)

Ognuno di noi è imperfetto e umano: anche la/il terapeuta, in quanto tale, non impartisce lezioni di vita, bensì diventa strumento della psicoterapia stessa per diventare utile al paziente.

Cosa vuol dire essere psicoterapeuta?

Occorre fare chiarezza sulla professione della/o psicoterapeuta: la/il professionista non lavora per manipolare, persuadere o modificare valori e orientamenti in base alle proprie vedute. La/il terapeuta accoglie innanzitutto le visioni personali della vita del paziente, i suoi detti e non detti così da comprendere il funzionamento dell’altro e rimandare in maniera speculare i vissuti e l’immagine emersi in tutta la loro autenticità. Con la parola autenticità, nello specifico, si intende il rimando sincero di ciò che sarà emerso dall’ascolto partecipante ed empatico della/del terapeuta. È proprio nell’empatia che l’accoglienza, l’ascolto incondizionato e il non giudizio si incontrano e si fondono affinché nel paziente sia viva la sensazione di essere compreso.

Il terapeuta è maestro di vita?

No, la/il terapeuta non è un maestro di vita. Vero protagonista è il paziente, con i propri vissuti che possono emergere così in un contesto sicuro. Il lavoro della/del terapeuta sta nel favorire l’autonomia personale, rimettendo il paziente “sulle proprie gambe”, evitando di colludere e aggiungere riflessioni dettate da esperienze personali.

Più che delle risposte, la/terapeuta è professionista delle domande ben formulate, che devono stimolare nel paziente le riflessioni, la ricerca delle emozioni profonde che così emergono e possono essere espresse in tutta la loro autenticità.

Lo scopo del processo terapeutico, infatti, è favorire il raggiungimento di una verità, significativa e personale, su se stessi e il proprio mondo: non può esserci perciò spazio per gli insegnamenti di alcun maestro né per pillole di saggezza.

Alla/al terapeuta spetta il compito di sapere navigare nel mare dei pensieri più o meno espliciti, delle emozioni e dei non detti, aiutando il paziente a divenirne consapevole per poter imboccare una rotta esistenziale che conduca alla piena realizzazione di sé.

La/il professionista, a differenza dei guru e dei maestri di vita, incoraggiano l’autonomia attraverso processi di ricostruzione delle mappe interiori dei singoli, favorendone la consapevolezza e la sintesi degli aspetti scissi del sé anche e soprattutto attraverso l’elaborazione delle emozioni che tendiamo a ignorare o da cui siamo sopraffatti e dei pensieri disfunzionali.